E. COLONNA - MAURO CARBONETTA

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E. COLONNA

CRITICA

La riscoperta del paessaggismo di Mauro Carbonetta
       (Elena Colonna, scrittice d'arte)

   Nel recente periodo Mauro Carbonetta ci ha mostrato una ricca e intensa serie di nuove creazioni, regalandoci emozioni inconsuete. Raramente l'arte paesaggistica è in grado di trasmettere all'osservatore la suggestione della vita che si riveste di forma e traspare attraverso di essa, come è invece peculiare caratteristica dei paesaggi di Mauro Carbonetta. Essi vanno oltre l'intento semplicemente " descrittivo ", ponendosi su un piano puramente " creativo". La realtà non è copiata come statica immagine, ma ricreata, ricostituita, mostrata nel suo eterno divenire, in un piano intermedio tra la realtà costituita e l'intento trasformativo intuito nella realtà stessa. L'osservatore è portato in una dimensione nuova, che è il luogo della sintesi tra il soggetto che prende forma e il pensiero che ricerca un simbolo. Un senso di vitalità, movimento, cambiamento emana da "Ameno Marino" , dipinto solare che , al di là della gradevolezza cromatica e dell' armonia di forme, è in grado di suggerire quasi fino alla fisicità all'osservatore la sensazione del vento che corre fra gli alberi e muove le nubi, il tepore del sole, la fragranza salmastra del vicino mare, il senso del divenire del paesaggio che sembra soggetto, al pari dell' osservatore stesso, al "trascorrere del giorno". Un senso di quiete si trasmette da "Paesaggio campestre", statico eppur vivo ricordo di emozioni antiche, di memorie contadine, omaggio dell' autore alle proprie radici. Altro omaggio ai " luoghi del cuore" può essere inteso "Percorrendo il sentiero: impressioni", dove l'osservatore è come coinvolto psichicamente nel cammino, riportando l' impressione di avviarsi assieme all'autore verso il lago di Villa Santa Maria, che è parte di ogni villese: questo cammino è metafora del cammino dell' autore attraverso i propri ricordi, il proprio passato, le proprie sensazioni, alla ricerca di sé stesso. Questa riscoperta del luogo come metafora del vissuto è evidente anche in "Urbe antica", dove l'osservatore ha l’intuizione della presenza del passato nel presente simbolizzata dalla veduta della vecchia cittadella che emerge sfocata nel rigoglioso presente della valle in fiore. In "Meriggio estivo" un sapiente gioco di luci ed ombre realizza nell'osservatore la percezione del sole del meriggio che, pur non comparendo nel dipinto, è avvertito come presenza che attraversa il cielo segnando il trascorrere del tempo, cogliendo l'immagine in una dimensione non di staticità, ma di fluidità temporale. Con maestria Mauro Carbonetta usa elementi del paesaggio per catturare stati d’animo, nei quali l' osservatore si rispecchia. Gioiosa energia, positività, allegra vitalità sono le note emotive scandite dalla prorompente cromaticità di "Tulipani", solare distesa di colori e contrasti, dalla creativa esuberanza di "Idillio", dalla liquida vitalità del luminoso "Emozione d’estate". Forza, schiettezza, durezza e al tempo stesso generosità sono aspetti di sé che traspaiono nella selvatica naturalità di "Asperità". Un senso di radicamento e di fermezza si esprime dalla arborea distesa di "Uliveto", dove l' albero di olivo è espresso e compreso nel suo simbolismo contadino di generosa solidità. Dal dipinto gli olivi trasmettono all'osservatore una sensazione di pace. E' una pace interiore che deriva non dalla semplice cessazione di turbamenti esterni, ma dalla ritrovata forza e fiducia in sè, dal recupero della propria fermezza e solidità . E' la pace in sé stessi che si ritrova anche in "Ritorno a casa", dipinto che trasmette all' osservatore la serenità della sicurezza nel proprio vivere. I paesaggi montani di "Quiete alpestre" e "Faggeta" rappresentano il momento della contemplazione, della quiete meditativa, della ricerca di risposte nel silenzio e nella solitudine. In "Orizzonte sereno" una ripetizione apparentemente casuale di strutture triangolari sembra guidare l'animo dell'osservatore in un crescendo di elevazione: il gruppo di fiori in primo piano sembra puntare verso gli abeti lontani, che a loro volta sembrano indicare le vette ai lati, che incorniciano una vetta appuntita centrale, che indica il cielo. Qui l’animo sembra aver trovato la sua pace dopo il cammino di ricerca di fronte a un orizzonte carico di promesse, da cui sembra poter finalmente spiccare il volo. Il successivo distacco dalla inutilità e dalla vacuità per cercare l'essenza cerca di crearsi in "Declivio" e in "Itinere: serenità" , dove l’osservatore ha la sensazione di librarsi in volo grazie a un fine equilibrio di diagonali che danno al tempo stesso il senso della profondità sottostante e del movimento in avanti, e di continuare il "viaggio" interiore da una prospettiva più distaccata e allo stesso tempo più elevata. I nuovi paesaggi di Mauro Carbonetta rappresentano un nuovo modo di vedere l' arte paesaggistica, che, non più confinata a statica descrittività, diviene per la mente dell' osservatore una occasione di viaggio e di movimento, una pausa di astrazione dallo schema fissato in cui il pensiero per un istante si libera e sperimenta una visione del reale di maggiore fusione e partecipazione con esso.
                                 
                                                                                                    

 
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